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MIO FIGLIO NON PARLA PIÚ

Romanzo di Bartolomeo Errera ed. Il Convivio

L’incipit del romanzo ha la funzione di un prologo che porta immediatamente il lettore nel cuore della vicenda. Ma subito dopo al narratore eterodiegetico, subentra  Giulio Irrera , il protagonista, che  comincia a  raccontare  il fatto che ha cambiato la sua vita. Avvocato suo malgrado nello studio del padre, appassionato di grafologia, viene trascinato dall’amico Sergio, psicologo, a studiare il caso piuttosto controverso, di Totò,  un bambino che improvvisamente , senza un motivo  evidente,  non parla più, pur mostrando di mantenere intatta la vivace intelligenza e la facilità d’apprendere. I genitori preoccupati desiderano che il bambino recuperi la parola e consultano diversi specialisti, ma stranamente dopo poche sedute interrompono sempre  le cure. Sergio però non si è arreso e si rivolge all’amico e ad una logopedista ben determinato a vederci chiaro. Naturalmente Giulio risolve il caso con le sue conoscenze scientifiche e l’intuito personale. Quando comincia a raccontare la storia il protagonista  è il soddisfatto gestore di un bed &breckfast ad Acitrezza, organizzato nella casa ereditata dal nonno. Ḗ diventato pittore di marine, che riscuotono  un buon successo, è amico di gente semplice ed autentica, è innamorato del paesaggio. I particolari della storia sono svelati con parsimonia capitolo dopo capitolo, curando di  mantenere  alta la tensione. La pur felice soluzione del caso di Totò ancora dopo quindici anni  però angustia Giulio, non che si penta di avere portato il caso in tribunale, come era suo dovere,  ma  lo  turba  soprattutto la sofferenza provata dal  bambino nella separazione forzata dalla madre. Questo disagio è ogni anno alimentato nel giorno del suo compleanno dall’arrivo di amare lettere di Totò e della madre. Ḗ l’esperienza della sofferenza propria e altrui a formare il carattere di Giulio. La narrazione in prima persona dà al romanzo il tono di un’analisi introspettiva orientata verso la ricerca delle proprie motivazioni esistenziali, nel lavoro, negli affetti, nella società. Giulio alla fine li trova   individuando  i  punti  forti  della  sua vita : la casa sul mare , la pittura, i ricordi come spinta alla crescita interiore, il senso del dovere, l’abbandono della curiositas gratuita  per  un approccio più consapevole e critico  agli eventi. Questi sono però valori strettamente individuali che,  per quanto costituiscano una crescita per il personaggio, continuano a lasciare Guido al di qua  di un rapporto di scambio sinceramente affettivo con gli altri. E  sono anche gli unici  intravisti  dall’autore in un contesto moralmente accomodante.  Come rivela lo stesso autore, Bartolomeo Errera, Guido è in qualche misura  il suo alter ego per i comuni  studi di grafologia e di diritto e per avere nella realtà risolto un caso simile. Per questo il romanzo si snoda con un’ interessante ambiguità tra verità e finzione. Della finzione narrativa non mancano i segnali dalla parola romanzo sulla copertina all’incipit della pagina che fa da prologo alla storia :

Quando dalla finestra vide andare via la madre, scortata da due poliziotti…….

che contiene un  falso segnale di veridicità.  Il linguaggio del romanzo   è scorrevole e ben controlla la tendenza al lirismo, che è stato invece debordante nei romanzi precedenti. Questo controllo consente a Errera di conquistare  uno stile personale fondato sulla sua naturale tendenza all’analisi e all’ introspezione.

 

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