25 Novembre Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
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- Nov, 25, 2022
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In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne sono pubblicate le poesie di alcuni soci dell’Associazione.
Rusiḍḍa di Pippo Pappalardo
Na vistineḍḍa curta,
l’occhi pittati,
li quasetti a-rriti,
amuri senz’amuri,
merci pp’allìnchiri sacchi sfunnati,
lu so munnu è la notti,
ammenzu ê strati.
Ma Rusiḍḍa stanotti nun passìa
nni ḍḍi stratuna ngurdi di furìa;
stanotti Rosa è fridda,
fridda comu la morti,
ne vesti ne quasetti,
l’occhi pistati
e la malasorti
di fìmmina senz’arti ne diritti.
Cu fu l’ùrtima màchina
ca ti purtò ccu diḍḍa?
Cu fu ḍḍu cori tintu
ca ti tagghiò la facci e li vudeḍḍa?
Misteri sciliratu!
smància la dignità,
annègghia la miduḍḍa,
leva la libbirtà.
Lu suli acchiana n celu ogni matina
puru ppi li stratuna di furìa,
puru ppi na mischina
lassata fora di la suciità;
na làcrima,
cuppuru si tardìa,
grapi lu celu
e smovi a la pietà.
Rosetta. Una gonnellina corta,/ gli occhi imbellettati,/ le calze a rete,/ amore senza sentimento,/ merce per riempire sacchi senza fondo,/ il suo mondo è la notte,/ in mezzo alle strade.// Ma Rosetta stanotte non passeggia/ in quegli stradali umidi di periferia;/ stanotte Rosa è gelida,/ gelida come la morte,/ né gonna né calze,/ gli occhi tumefatti/ e la sventura/ di donna senza arte né diritti./ Qual è stata l’ultima automobile/ che ti ha portato con lei?/ Chi è stato quel cuore malefico/ che ti ha tagliato il viso e le budella?/ Mestiere sciagurato!/ consuma la dignità,/ annebbia il cervello,/ toglie la libertà.// Il sole s’alza in cielo ogni mattina/ anche per gli stradali di periferia,/ anche per una poverina/ emarginata dalla società;/ una lacrima,/ sebbene giunga in ritardo,/ spalanca il cielo/ e induce alla pietà.
Tra donne di Gabriella Maggio
Nascosta in un cono d’ombra
copri le ferite dell’amore
e docile preghi arcobaleno di pace
Nel letto sfatto infuria ebbro il possesso
truccato d’amore
e il monito del silenzio
Puoi capire l’inganno?
Abbandona la pietà
Anch’io donna uguale a te
sorella madre figlia
sono rimasta muta davanti a lui.
La donna di fronte al porto di Vera Maria Ferrandi
Cammina sull’asfalto rovente,
rovente come gli ardori, nei giorni tutti uguali
connotati da pensieri veementi,
con mani tra i capelli e gatti sui tetti;
con guance tinte di passioni e sorrisi suadenti.
Silenzi, bisbigli: li dona a chi di morale non ha (pietà),
a chi della donna chiede solo nudità del corpo e non dell’anima
di cui non ha pietà.
Una vita negata di Rosa Maria Chiarello
Greve è la notte sulla tua pelle secca.
Fra le rughe scivolano rivoli di sangue,
non senti più il sapore da tempo immemorabile,
cadono giù intersecando calde lacrime.
Non ricordi più quando
il supplizio è iniziato,
ricordi una vita nuda
fatta di tormenti e fatica.
Paura e dolore,
silenzio, tanto silenzio.
Ma al pensiero non si dà limite
e allora voli oltre le nuvole,
nel sogno di una vita d’amore.
Non hai conosciuto carezze,
solo lividi sulla pelle avvizzita dal pianto.
Ricordi i giorni bui dell’orrore,
quando accartocciata su te stessa
ti nascondevi nell’angolo buio della casa
nella speranza che non ti scorgesse.
Ma puntualmente arrivava
non c’è parte del tuo corpo che è stata risparmiata
ma l’ anima no, la tua anima è rimasta bianca,
non è riuscita a sporcarla col sangue.
Ora guardi dinanzi a te,
il sole ha preso colore
l’ aria è diventata limpida
e tu vuoi respirare
per godere della vita
che non hai avuto.
La ballata delle donne di Edoardo Sanguineti
Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.
Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.
Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.
Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.
Femmina penso, se penso l’umano
la mia compagna, ti prendo per mano.
Concerto Brandeburghese
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