Tiziana Marini legge “ Echi” di Gabriella Maggio
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- Ott, 31, 2024
- Letteratura
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“Echi” (Il Convivio, 2022) di Gabriella Maggio è una silloge in cui gli echi che provengono dal passato risuonano in ogni dove, in un continuo rimbalzo sulle pareti del cuore, con forza e intensità, attraverso la continuità del ricordo. C’è un filo d’oro, prezioso che lega e annoda passato e presente e anche quando le parole sembrano insufficienti o ‘’’mute’’, come ci dice la stessa Gabriella nella poesia ‘’Come foglie di menta’’, dove ‘’…Un sortilegio le confonde…’’, la poetessa riesce a costruire ugualmente, attraverso uno sguardo emotivo potente e delicato al tempo stesso, visioni e narrazioni di luoghi, circostanze e affetti in modo vividissimo, incastonandoli poi in architetture temporali così solide da sembrare eterne, come avviene per esempio nella poesia ‘’Magnificentia temporis’’ in cui il tempo, protagonista assoluto della silloge, si dilata trasformandosi in spazio, preghiera e luogo concreto: ‘’…Labirinti che vanno / da una colonna al capitello / e sfumano sempre più in alto / nel vertiginoso cielo dipinto / in cui un dio austero e benevolo / inizio e fine dell’ansia della vita / si smarrisce tra le nuvole…’’, mentre aggiunge ‘’…E intanto il sogno s’infrange / sul pavimento l’occhio / segue le cuspidi di una rosa dei venti dove tutto svetta verso il cielo ma riconduce poi alla terra’’, come in una verticalità in cui tutto è per sempre e in un realismo amaramente disincantato. E se il tempo è lo scorrere nell’attimo che lo cattura, per la necessità della poetessa di recuperare e conservare ogni dettaglio e ogni singolo palpito, qual è il luogo di queste emozioni? I luoghi sono tanti. Una piazza, un tempio, una fiaba, un sogno, l’antica tavola, piccole/grandi cose della quotidianità sulle quali brilla un sole luminoso e intramontabile, ma c’è anche la tempesta della guerra e della violenza e c’è un luogo in disparte dove sedersi e dove raccogliere una pietra antica/ talismano, metterla in tasca per non dimenticare il passato e farlo rivivere con il ricordo, quasi una pietra fiosofale onnipotente che lenisce e dà speranza come nella poesia ‘’Fuori dalla folla’’:’’…Voglio portarne intatto il ricordo / raccolgo una piccola pietra e la metto in tasca’’. E poi ci sono i gesti d’amore di ‘’Ti vengo alle spalle silenziosa / mentre scrivi assorto / ti cingo il collo col braccio / t’offro un frutto e un sorso di vino / t’invito all’amore…’’ e ci sono i racconti a fine giornata, quadri in cui si ride e ci si guarda profondamente negli occhi come in ‘’E ridere così’’: “…E intanto scorre questo tempo epico / di assoluta vertigine che vuole tatto e suono’’. La poesia di Gabriella è proprio il luogo d’incontro del ‘’qui e ora” con il ‘’là e per sempre’’ , il luogo dove il microcosmo si unisce al macrocosmo, la quotidianità fatta di piccole cose alla nostra ben più lunga storia. Da tutto ciò si evince la missione salvifica della poesia in quanto ‘’…arca per il prossimo diluvio…’’ , panacea per i mali più profondi del nostro tempo, per i burattini che siamo, malinconici e incompresi, come nella poesia ‘’I burattini’’dove questi ci appaiono così umani nel loro senso dell’effimero quando ‘’non visti piangono amaro con la testa china’’, dopo lo spettacolo. Ma, dice Gabriella: ‘’…Oggi io sono ansiosa di dire pietose / parole d’amore / a chi si unisce nella scrittura…’’ perché la sua poesia è unione di anime e ancor più ancor più è ‘’onesta’’ come ben evidenzia Dante Maffia , citando Saba nella bella prefazione. Poesia vera che comunica ed emoziona e nella quale possiamo ritrovarci, pur nell’unicità del suo dettato. Ringraziamo dunque Gabriella per regalarci la bellezza autentica di incipit e chiuse folgoranti e la speranza, quando, con gli occhi acutissimi e sinceri della poesia, vede ‘’i fiori dietro al muro’’ fiori che nessuno vede e che nonostante tutto continuano a crescere ‘’Di là dal muro spuntano già i fiori / nella primavera della speranza’’, perché il poeta coglie l’invisibile.
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Tiziana Marini