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La Biblioteca di Alessandria di Dante Maffia

Nascere sulle rive dello Ionio, respirare l’aria che viene dalla Grecia dà  ad un  poeta autentico come Dante Maffia  il senso di appartenere   ad una  tradizione che lo colloca in una linea di continuità con gli antichi, ne è  testimonianza la  sua breve, ma densa silloge “ La biblioteca d’Alessandria”, ed. Lepisma. L’opera , formata da 16 poesie,  si potrebbe definire un moderno epillio, genere poetico tipico della poesia alessandrina, e narra ,attraverso le parole  di immaginari poeti del Museo, dell’incendio  dell’antica Biblioteca di Alessandria  avvenuto per distrazione o progetto…..…l’acqua arrivò troppo tardi, non ci fu scampo: /i rotoli un unico falò. “…Spronato dal demone della curiosità e dalla febbre della ricerca” come dice Gino Doria nel “ Sogno di un bibliofilo”, Riccardo Ricciardi editore, Dante Maffia di fronte alle lacune del tempo sa che non tutto si perde irrimediabilmente e che la poesia proprio perché si nutre di memoria può  fare  rivivere il passato : “ I libri d’Alessandria sono custoditi/ nel mio cuore che li rubò a una stella….”  E mettendosi  sulla strada tracciata da  Ugo Foscolo  affida  alla parola poetica  il compito di tutelare  la  civiltà,  tramandandone la memoria. Opere e nomi di autori andarono  perduti tra le macerie . “Le mie opere non seppi ripeterle. Ci provai,/ ma quel filo lieve che aveva tessuto/ il fiato delle parole e ne aveva tratto/i fasti dell’anima e del pensiero, non trovò/la sutura…”dice Remunero Stagistocos. “Ma io non mi arrendo” aggiunge Tescandilo Ulivocos, “Dicevano ch’ero il maggiore…non riesco a consolarmi…” dice Finosio Giacanomos…I lettori sognavano con me  ricorda  Pitenio Zazinios  e così via… Il significato dell’opera non si esaurisce nell’elegiaca rievocazione  del passato  luminoso della splendida Biblioteca, ma vuole essere  allegoria della condizione  attuale del poeta e del suo sofferto rapporto col mondo e con la  poesia  minacciata da un nuovo fuoco quello  dell’incultura, favorita dalla tecnologia che come una forza  centripeta attrae ogni cosa in un  indifferenziato presente, rendendo irrealizzabile qualsiasi prospettiva diacronica :” Arriveranno da lontano. Domanderanno parole nuove….Ma quelli  se ne andranno senza sostare,/ odiando con maggiore forza/ gli ammalati di nostalgia “come  dice Eratostene che  non abbandona  la  speranza che   “mettendo insieme i palinsesti di fiamme e cenere  Alessandria  ritornerà a svettare…”.E  come il bibliotecario di Alessandria, suo alter ego,  Dante Maffia  non perde la speranza che la poesia continui  a vivere  perché  sa  come Gyorgos Seferis  che 

 La poesia è ovunque
come le ali del vento nel vento

che per un attimo hanno sfiorato le ali del gabbiano.

Uguale e diversa dalla nostra vita….

 

( Efeso, Traduzione di Filippomaria Pontani)

 

e che  Dioniso è la stessa cosa di  Ade ( idem). L’unico  possibile dialogo  con la Storia,   con la memoria dell’antica  Biblioteca di Alessandria , è quindi quello della poesia, coraggioso recupero  dell’assenza, rivendicazione  della necessità del  ricordo : “Non finirà la promessa della renovatio…..chi aspetta che il sogno finisca / è un bugiardo”afferma Maffia nell’incipit dell’opera  e dando voce a Zacosio  Bifrantos  : “Vedo. Io vedo. Le fiamme gridano/ sbavando senza ritegno…” traccia  una linea che unisce il proprio destino di poeta a quello degli  antichi. È unico il destino dei poeti di tutti i tempi  se viene meno il loro  nome e non resta la traccia in un’opera :” Un giorno  tutti saremo nel non detto/esile ombra di un pensiero spento”.

Il  mito  della Biblioteca,  intimamente  rivissuto da Dante Maffia,  diventa allegoria  del  presente,  della sua ansia , della sua paura e della sua tristezza.  Immediato  giunge al lettore   il ricordo  delle   parole   di J.L.Borges  : Nessuno può articolare una sillaba che non sia piena di tenerezze e di terrori, in “La biblioteca di Babele”.  Le due biblioteche quella di Borges e quella di Maffia nascono entrambe da un  sogno e dalla  ricerca di senso  nel mondo, dal bisogno d’infinito e di assoluto. L’amore per i libri, il  peregrinare alla ricerca del “libro” , il desiderio di esserne l’autore, la consapevolezza delle diverse e molteplici interpretazioni dei libri e del mondo sono animati in entrambi, Borges e Maffia, dalla speranza di rintracciare  un “ordine” nell’universo che possa  rallegrare la loro solitudine, il senso della loro incompiutezza. Il bibliotecario  Eratostene  resterà eternamente in attesa / di riavere dagli dei ciò che gli è dovuto. Complessa è la tessitura del linguaggio di questo “epillio”  di Dante Maffia  oscillante fra dati realistici e  flusso del pensiero, originali associazioni e sottintesi collegamenti.

 

 

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