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Federica Balistreri un   talento palermitano

In questo inizio d’anno ho avuto il piacere di incontrare  Federica Balistreri , un  giovane talento letterario palermitano che da poco ha pubblicato per Spazio Cultura edizioni “Artigli d’Orchidea”, romanzo distopico e tribale.  Dalla nostra conversazione sono emersi i diversi interessi della scrittrice, anche valente restauratrice nel restauro del  “Crocifisso ligneo agonizzante  della Chiesa dell’Immacolata Concezione al Capo, e spunti per leggere  il suo recente romanzo.

 

Da quando scrivi?

Sono sempre stata la tipica bambina un po’ con la testa tra le nuvole, ho sempre inventato storie e direi che mi sono approcciata alla scrittura da quando ne ho avuto le capacità pratiche. Prima di imparare a scrivere, spesso dettavo i miei racconti a qualcuno di più grande che potesse scriverli per me.

Quanto è importante per te la scrittura?

La scrittura, per me, è un momento che dedico a me stessa. Un po’ come andare dal parrucchiere dopo una settimana stressante o vedere un bel film sul divano la domenica sera. Qualcosa che rigenera l’animo dalle cose che mi affaticano e, soprattutto, qualcosa che mi diverte e che, fino a ora, non ha mai smesso di divertirmi.

Quali sono le tue letture preferite?

Non ho un genere preferito, spazio dal fantasy alla fantascienza, dal giallo al romanzo storico. In quest’ultimo periodo ho una predilezione per i gialli, quei romanzi che ti tengono attaccata al libro per scoprire chi è l’assassino e quali sono le sue motivazioni.

 

Sei preoccupata per il futuro dell’uomo e della terra?

Purtroppo sì, vista la condizione climatica che si sta verificando negli ultimi anni e, soprattutto, il fatto che non tutte le persone capiscano l’importanza di preservare il luogo in cui viviamo. D’altronde, nessuno butterebbe mai dell’immondizia dentro casa propria, eppure nessuno capisce che la terra è la casa di tutti.

 

Quale influenza ha avuto su di te l’epidemia di covid -19?

Essendo sempre stata una persona in grado di sentirsi a proprio agio da sola non ho percepito molto la mancanza della socialità, nei mesi di quarantena, a eccezione della possibilità di rivedere i miei affetti negli appuntamenti soliti. Per fortuna, durante il periodo di quarantena, ho avuto da scrivere la tesi per l’università (sono laureata in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali), quindi mi sono tenuta molto impegnata, ho percepito una difficoltà nel riprendere la vita “dal vivo” un po’ di mesi dopo la conclusione dei pericoli da zona rossa, ma tutto sommato adesso sono casi isolati.

 

Come nasce il tuo interesse per il distopico?

Sicuramente dal liceo, quando mi sono ritrovata a studiare i classici della letteratura utopica e distopica (“1984” tra tutti è uno dei miei libri preferiti, ma anche “Brave New World” mi ha affascinata tantissimo). Al di fuori del liceo ho iniziato ad addentrarmi nel genere con lo splendido “Fahrenheit 451” e, ovviamente, ha molto aiutato a trovare il mio spazio e a capire cosa avrei voluto (e potuto) scrivere, un po’ tutta la produzione, più moderna, di romanzi di fantascienza/distopici “per ragazzi” come, ad esempio, la saga di Hunger Games (Suzanne Collins) o la serie TV ispirata ai romanzi di The 100 (Kass Morgan).

 

Come puoi incuriosire il futuro lettore di “Artigli d’Orchidea”?

Se ti piace leggere di intrighi di potere e segreti, di azione e combattimenti, Artigli d’Orchidea fa al caso tuo! Un’ambientazione distopica e tribale dove i protagonisti, nati e cresciuti nell’Isola, possono assumere le sembianze di bestie e devono affrontare le insidie di un mondo in rovina. Tra le tante storie si seguiranno le vicende di Teresa, una giovane Lupa, che ha appena scoperto che esiste un mondo al di fuori del proprio Villaggio.

 

Quale messaggio vuoi dare con “Artigli d’Orchidea”?

Il messaggio che voglio dare è che non tutte le cose sono realmente come appaiono, è necessario ricercare e conoscere a fondo prima di giudicare.

 

 

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