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Echi

 

Rita Collica

L’autrice, in questa raccolta di composizioni dallo stile introspettivo e rievocativo, intraprende un cammino verso i contorni della propria identità per riappropriarsi, mediante delle soste nei luoghi e con i personaggi a lei più cari, di tutto ciò che il tempo ha lasciato indietro e che va recuperato e ricondotto, nella sua unità ed unicità, al centro di una riflessione matura. Il viaggio esplorativo intorno al sé appare dubbioso perché il periplo, per Gabriella Maggio, ha compimento senza indicazioni; è l’anima che dischiudendosi si lascia attraversare da una luce fioca che traccia la via. La narrazione in versi ci restituisce i frammenti di una vita a partire dall’adolescenza, segnata dalla personalità forte e libera a suo modo della nonna Giovannina (nei versi di Nata di marzo) e dalla speranza di una luce nuova (in Esponi al sole la tua anima) quella cui anela l’umano sentimento. Gabriella Maggio è sola a circumnavigare la sua isola e quando durante la traversata arriva il temporale ed il mare è scuro più del ferro la memoria cattura un frammento di vita altrui rimasto in balia di un non amore, ma l’autrice si fa donna fra le donne – sorella – madre e figlia (in Tra donne) e l’invito è ad ascoltare il monito del silenzio quando il possesso truccato d’amore vorrebbe agire relegando le vittime in un cono d’ombra per coprire le ferite dell’amore. L’anima dischiudendosi avanza nel cammino dei ricordi e sembra imporsi innanzi all’autrice che, ad essa rivolgendosi, invoca il desiderio di un ascolto attento e di una guida sicura ma ogni sosta si rivela casuale ed improvvisa, come quando vagando per sentieri in un bosco ci si ferma per cogliere un fiore dal quale si è attratti.  Tutto ritorna nella mente della poetessa con un andamento altalenante, capita che un frammento di vita passata appaia dolcemente come i versi composti dal mare al ritmo lento della risacca; altri ricordi si presentano come le macerie di sogni vissuti, come quando si insegue la promessa d’amore di un incantatore (nella poesia Promessa di fortuna). Per la poetessa, del tempo passato non sono rimasti che Echi restituiti da una rara luce che si affaccia nella nebbia; la restituzione random di ciascun frammento di vita è il frutto di un tempo che non custodisce la memoria di ciò che è stato. Tutto sembra essere fuori da ogni possibile controllo e l’autrice non può che attendere il lancio del croupier nella roulette. In questo viaggio nella memoria, che Gabriella Maggio intraprende ad un certo punto della vita, ci sono anche momenti di assoluta lucidità; nel fluire del tempo presente lei si lascia condurre in un movimento che rivendica la sua musica fatta di tatto e suono (in E ridere così).  Ad un certo punto del viaggio intorno alla memoria di ciò che è stato, la poetessa, avvinta dal desiderio di avanzare nel cammino, volge il suo sguardo nella direzione del sole per intravedere che cosa potrebbe esserci oltre ma l’andamento è incerto ed il futuro non può che apparire sfumato. (nella poesia Fraterno Ulisse – parafrasando il viaggio compiuto da Ulisse e dai suoi compagni fino a giungere alle colonne d’Ercole dove era posto il limite invalicabile delle terre conosciute).  La poetessa è pervasa di sentimenti contrastanti e l’umana malinconia si fa strada innanzi alla consapevolezza della fugacità dell’effimero (nella poesia I burattini).  E quando l’autrice si trova ad accendere una candela per …  il dialogo si fa più intimo ed i ricordi più saldi (in Ho acceso per te una candela).  Gabriella Maggio in questo suo viaggio nel tempo vissuto è comunque fortemente ancorata nel presente e ne dà testimonianza nella poesia Amore cieco nella quale è l’inganno di un amore malato che la poetessa evoca nei suoi versi con la stessa intensità della forza cieca e predatrice.  La raccolta di poesie Echi è per il lettore lo sguardo lungo su un rivolo d’acqua, è il fluire lento dei pensieri, è il colore bianco dei sassi levigati, è il frastuono di un ciocco di legno caduto dalla mano dell’uomo e trascinato via dal fluire dell’acqua. Ѐ impossibile rimanere estraniati dall’intensità delle parole in versi di Gabriella Maggio nei quali riecheggiano, per assonanza, frammenti di vita personale illuminati, ora, di una luce calda e propria ed immagini vivide di un presente ammorbato dalla turpidine umana. Nei versi di C’è un velo di tristezza è palpabile l’atmosfera tetra e lo sgomento di chi rifugge alla morte compiendo azioni che in altri tempi sarebbero apparse incomprensibili, ma è dolce quell’attimo in cui la consapevolezza dello scorrere del tempo fa percepire come un dono perfino il raggio di sole tra presagi di tempesta. In tempo di guerra l’autrice non si sottrae alla visione nitida del dolore e le immagini evocatrici di fuoco e di paura penetrano nella mente (nei versi di Domani sarà ancora guerra). Nel tempo presente popolazioni di uccelli marini aprono il giorno ed al lamentoso verso si aggiungono i suoni delle varie emittenti che si traducono in paure e talvolta in speranze (nella poesia I Gabbiani).  L’autrice si trova spesso a trarre presagi dai numeri mentre il tempo scorre nel silenzio e il presente s’infutura e già è passato (in Le coincidenze). Nel flusso di pensiero si impone anche il ricordo di un’amicizia, Giungo con respiro affannato ad un triste ricordo (in Amica). Ma, tutto si acquieta presto quando la realtà si riappropria del presente. L’indagine introspettiva si ferma su un frammento privo di un inizio e di una fine ma nessun segno in aiuto (nei versi di Il segno)!

Tra gli Echi Gabriella Maggio riconosce un frammento d’infanzia tra fiabe ed antichi stupori. Perfino la bellezza e la gloria delle opere monumentali si fanno spazio tra i ricordi della memoria, il cielo nuvoloso e affreschi sbiaditi evocano tracce di vita – trionfi del tempo  (nella poesia Magnificentia temporis). C’è un altro ricordo che riaffiora nella mente della poetessa, quello del viaggio nella città emersa dal tempoe da lì osservo con malinconica meraviglia i frammenti rinati alla luce – la loro forza tenace contro la strage del tempo (in Fuori dalla folla).

Il tempo passa e l’autrice ne ha piena consapevolezza, Tante strade convergono nella piazza -sfuggono all’occhio già stanco alle palpebre strizzate – Tacciono ora le cicale – il tempo passa (nei versi di Il tiepido sole del giorno).

Nella riflessione poetica intorno al sé Gabriella Maggio assegna un posto speciale ai poeti Oggi io sono ansiosa di dire pietose parole d’amore a chi unisce nella scrittura in quest’albero della vita che noi poeti portiamo alla luce (nella poesia Alma poёsis). E sul finire del viaggio la poetessa riflette sul punto in cui è arrivata. In questo silenzio profondo delle strade il sole vuole incoraggiare la vita e il vento accarezza le foglie degli alberi eppure non trovo attese né desideri anche se la plumeria ha già messo un germoglio  (nei versi di In questo silenzio).Ad un tratto il bisogno di sostentamento si fa strada ed è come se l’autrice si rivolgesse a se stessa Prendimi la mano – tienila fra le tue – riscaldala – senti come è fredda con la forza del tuo cuore (in Prendimi la mano). E poi c’è l’assenza come “mancanza” di ciò che era prima; adesso sono soltanto cocci sparsi per terra in attesa di essere ricomposti (nella poesia L’assenza). La speranza è al di là del muro, né lontana né vicina (in Di là dal muro).Ed un frammento recuperato dalla memoria è quello del padre scampato alla morte in tempo di guerra (nei versi di Il coraggio dei vent’anni). L’ultimo pensiero è per l’Ucraina e per tutte le vite in frantumi, ma non c’è perdono … (nella poesia Per l’Ucraina). Gabriella Maggio, nella raccolta di poesie “Echi,” rievoca, con la fascinazione dei suoi versi, i momenti focali di un percorso di vita in cui ad ogni transizione emerge il ricordo di un luogo, di un sentimento o di una persona cara. L’indagine intima dell’autrice su ciò che è stato, diviene lucida e critica quando la riflessione cade sul tempo presente ma quando lo sguardo volge all’orizzonte la poetessa intravede la speranza di una nuova alba.        

 

 

 

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